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NO PORTRAITS

Technique: digital photography

Year: 2014

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Descrizione a cura di Andrea Gentile:

 

Corpi fatti di ombra, forse non sono corpi. Ombre fatte di ombre, forse non sono ombre. Cosa si nasconde dietro la materia umana? Il fattore umano è un fattore inumano. Esiste uno stato che non è il corporeo e non è l’incorporeo.

“Non sanno d’essere morti / i morti come noi, /non hanno pace” scriveva Vittorio Sereni nel Diario d’Algeria.

Questo stato – quello tra la vita e la morte, il corpo e l’anima, le stelle e l’oltre tomba – è ciò che intende indagare questo progetto di Rosamaria Faralli, intitolato “No portraits”.

“E’ necessario che il corpo – scriveva il medico Alfredo l’Inglese nel De motu cordis – la cui materia è solida e ottusa, e l’anima, che è di natura sottilissima e incorporea, siano congiunti da un che di medio che, partecipando della natura di entrambi, unisca in un unico patto un così discorde divario. Se questo medio fosse di natura del tutto incorporea, non si distinguerebbe dall’anima; se sottostesse in tutto alle leggi della materia, non differirebbe dall’ottusità del corpo. E’ quindi necessario che esso non sia né pienamente sensibile né del tutto incorporeo… Questo vincolo degli estremi e organo del movimento corporeo è chiamato spirito…”.

Dunque è lo spirito che qui si indaga: cosa si nasconde dietro lo spirito, dove vagola lo spirito, su quali onde del destino si spinge a navigare?

Questa intenzione – indagare quel cosmo che è il fantasmatico e farlo qui attraverso dieci volti evaporati, tanto fatti di carne quanto fatti di spirito, costituiti di ossa di vertebrati o, forse di ossi di seppia, al confine tra l’organico e l’inorganico, la presenza e l’assenza, il mondo liquido e quello solido – si installa nel lungo filone artistico che ha fatto, proprio dell’esplorazione del regno che vige tra due mondi – quello dei vivi e quello dei morti – , un obiettivo primario.

Dalle figure nebulose di Edward Steichen alle ombre liquide di Christian Boltanksi, dai manichini di Michelangelo Antonioni alle efelidi indefinite dei personaggi di David Lynch, fino alle sagome di Robert Walser e agli omini di Franz Kafka, l’intera tradizione occidentale esplora quel regno, ciò che va a sedimentarsi in quel confine labile che è il regno dell’indistinto, dell’indefinito, dell’ineffabile.   

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